Quello del 23 Novembre è stato tutt’altro che un meeting tra aziende: abbiamo parlato di quello che possiamo fare per il nostro pianeta, la società e le persone. Davvero tanto. Tutti.
Il movimento B Corp è una realtà che parte dal basso.
Coinvolge ciascuno di noi, indistintamente e a prescindere dal ruolo in azienda, dalla seniority o dall’esperienza: è questo il bello ed il punto di forza. Lo è perché per cambiare il mondo in meglio non c’è una gerarchia da rispettare e chiunque ha lo stesso diritto di esprimere la propria opinione: le idee infatti possono germogliare da qualsiasi mente, dal più illuminato CEO al più fresco dei nuovi junior che varcano per la prima volta una porta di un ufficio.
E forse sarà anche per questo che, dopo una breve presentazione di apertura, ci siamo ritrovati divisi in gruppi attorno a dei piccoli "standing tables" da bar a parlare tutti insieme, a scambiarci opinioni, idee e a confrontarci a prescindere dal ruolo ricoperto nelle nostre realtà di provenienza. La cosa entusiasmante è stata che ognuno di noi credeva in ciò che stava condividendo con gli altri: non c’erano “i migliori”, c’erano solo le persone da cui, una volta rientrati, avremmo preso spunto per innovare qualcosa dentro la nostra realtà.
Lo spirito di positività e di propositività era ovunque e la sicurezza che il movimento B Corp può davvero fare la differenza è diventata certezza.
Tra le varie idee scambiate e i confronti emersi, c'è una frase che a distanza di mesi ancora mi colpisce come se l’avessi appena ascoltata: Per riuscire a restare una B Corp ogni collaboratore deve sposare questa filosofia.
Questo è il concetto che più mi ha fatto capire la responsabilità reale che l’essere il Responsabile di Impatto di una realtà da oltre 40 dipendenti si porta dietro: non possiamo limitarci ad affibbiarci etichette, sperando che poi tutto il resto venga da sé. Ci sono obiettivi da rispettare e nuovi e più challenging obiettivi da porsi costantemente, per evolvere e riverberare sempre più lontano il messaggio delle B Corp: il primo è far capire cosa significa essere B Corp a tutti i colleghi.
Ed essere B-Corp significa intanto continuare a lavorare sodo e bene a fare il proprio mestiere, e a non sperare che l’adesione al movimento sia una diminuzione di incarichi o responsabilità o, ancor peggio, una lobby che garantisce agevolazioni.
Il pianeta e la società hanno bisogno di aiuto nel colmare le disparità, ridurre l’impatto ambientale, sensibilizzare il prossimo nei confronti di temi difficili o scomodi.
Con questi presupposti è chiaro quindi che diventare B Corp aumenta il carico di impegni che ciascuno di noi deve assumersi, come giusta restituzione di ciò che ciascuno di noi dal movimento prende.
Eravamo 77 aziende, forse 200 persone in tutto.
Siamo in un secolo in cui tutto cresce esponenzialmente, la tecnologia, la potenza di calcolo dei processori, le intelligenze artificiali: la speranza è che anche il numero di B Corp segua la stessa legge matematica e che quelli che di noi erano presenti il 23 novembre, tra qualche anno dovranno darsi l’appuntamento in uno stadio insieme a migliaia di altre realtà e che guardandosi indietro si vedranno come i primi pionieri di una nuova mentalità che avrà cambiato il mondo.